L’educazione del futuro

I sette saperi del futuro

I Sette Saperi necessari all’educazione del futuro è un libro di Edgar Morin pubblicato da Raffaello Cortina Editore nel 2001 e quanto mai attuale. Mi è tornato alla mente e l’ho riletto in questi giorni, stimolato e deluso dal dibattito sulla ripresa, in sicurezza, della Scuola di ogni ordine e grado. Deluso dai numerosi articoli sui banchi con le rotelle, sul trasporto pubblico, sull’impiego delle mascherine, sulla durata delle lezioni, ecc… Non tanto perché non mi sembrino o non siano questioni importanti, ma solo per la mancanza di attenzione al tema dell’educazione in senso lato. Stimolato invece da quei pochi articoli apparsi in questi giorni che si sono posti la questione in vario modo: il preoccupante fenomeno della dispersione scolastica (siamo fra gli ultimi della classe a livello UE); l’alternanza scuola lavoro e le relazioni fra il Sistema scolastico e il Sistema delle Imprese; la considerazione sociale dei docenti, la loro preparazione e adeguatezza, il trattamento economico a loro riservato, la qualità della didattica e la formazione a distanza, … Il libro di Morin si colloca ad un livello logico differente, alla ricerca appunto di un’educazione per il futuro; dalla seconda pagina di copertina:

“Come considerare il mondo nuovo che ci travolge? Su quali concetti essenziali dobbiamo fondare la comprensione del futuro? Su quali basi teoriche possiamo appoggiarci per vincere le sfide che si accumulano? Rispondendo ad una proposta dell’UNESCO Edgar Morin … propone sette saperi “fondamentali” che l’educazione dovrebbe trattare in ogni società e in ogni cultura.

Questo piccolo testo luminoso … è già stato diffuso in molti paesi nel mondo e ha aiutato uomini e donne ad affrontare meglio il loro destino e a meglio comprendere il nostro pianeta”.

Quali sono dunque questi sette “saperi”? Nel prologo l’Autore chiarisce che non si tratta dell’insieme delle materie che sono o dovrebbero essere insegnate; semmai di sette problemi volti a integrare le discipline esistenti e a stimolare una conoscenza in grado di accogliere le sfide delle nostre esistenze individuali, culturali e sociali. Nel primo Capitolo (Le cecità della conoscenza: l’errore e l’illusione) Edgar Morin ci propone ci suggerisce di  introdurre e potenziare nell’insegnamento lo studio dei processi cerebrali, mentali e culturali della conoscenza umana che la inducono a rischiare l’errore (Bias cognitivi) o l’illusione (una delle tre “emozioni distruttive”, nella visione bhuddista). Nel Capitolo 2 (I principi di una conoscenza pertinente) ci invita a promuovere metodi che ci aiutino a cogliere “le mutue relazioni e le influenze reciproche fra le parti e il tutto in un mondo complesso”, evitando una conoscenza frammentata nelle differenti discipline. Il terzo Capitolo (Insegnare la condizione umana) è affascinante e sfidante nell’invito a riunire e organizzare “le conoscenze disperse nelle scienze della natura, nelle scienze umane, nella letteratura e nella filosofia … per mostrare il legame indissolubile tra l’unità e la diversità di tutto ciò che è umano. In un crescendo rossiniano Edgar Morin ci parla poi di Insegnare l’identità terrestre (Cap. 4), ovvero mostrare a ognuno di noi come siamo “interconnessi” e viviamo una stessa comunità di destino. Affrontare le incertezze è il titolo del Capitolo 5 che, nei riassunti preliminari, contempla una citazione di Euripide: “L’atteso non si compie, all’inatteso un dio apre la via”. Il testo si completa con i Capitoli 6 (Insegnare la comprensione) e 7 (L’etica del genere umano): “La comprensione è al contempo il mezzo ed il fine della comunicazione umana… La reciproca comprensione fra umani, sia prossimi sia lontani, è ormai vitale affinché le relazioni umane escano dal loro stato barbaro di incomprensione”. E’ per tutto questo che “l’etica individuo-specie … richiede la solidarietà terrestre… L’etica deve formarsi nelle menti a partire dalla coscienza che l’umano è allo stesso tempo individuo, parte di una società, parte di una specie”.

Non resta che leggerlo. Propone una Visione dell’Essere Umano da cui non si può e non si dovrebbe prescindere, pena l’ulteriore degrado della nostra comunità “globalizzata” e della madre terra che ci ospita. Buona lettura!

INSEGNARE LA COMPRENSIONE

Stralci per incuriosire e stimolare

Le due comprensioni: quella intellettuale e quella della comprensione umana intersoggettiva.

“Gli ostacoli interni alle due comprensioni sono enormi; sono non soltanto l’indifferenza, ma anche l’egocentrismo, l’etnocentrismo, il sociocentrismo, che hanno come tratto comune il fatto di situarsi al centro del mondo e di considerare come secondario, insignificante o ostile tutto ciò che è straniero o lontano”.

L’etica della comprensione. Ciò che favorisce la comprensione è il “ben pensare” (“… è il modo di pensare che permette di apprendere … il complesso” e l’introspezione.

La coscienza della complessità umana: la comprensione degli altri richiede la coscienza della complessità umana.

Comprensione, etica e cultura planetaria: “Dobbiamo connettere l’etica della comprensione fra persone con l’etica dell’era planetaria, che richiede di mondializzare la comprensione. La mondializzazione al servizio del genere umano è quella della comprensione”.

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